Diritto allo studio negato ai Volontari in Ferma Prefissata Iniziale (VFI): una disparità ingiustificabile

23-07-2024

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La Direttiva del Ministero della Difesa sullo Stato Giuridico dei Volontari in ferma Prefissata Iniziale e Triennale (Ed.2023) non riconosce esplicitamente il diritto allo studio ai VFI. La norma menziona solo i VFT, concedendo loro 150 ore annue per frequentare corsi di istruzione secondaria superiore, universitaria o di specializzazione post-universitaria.

Sebbene l'esclusione dei VFI non sia esplicita, la loro omissione dalla norma lascia intendere che l'amministrazione possa negare loro il diritto allo studio, previsto invece per gli altri militari e dipendenti pubblici.

La stessa limitazione era prevista per i VFP1, che però svolgevano un solo anno di servizio, mentre i VFI sono impiegati per ben tre anni presso la Forza Armata (come i VFT, ai quali sono riconosciuti i permessi studio). Pertanto, riteniamo che la limitazione in argomento potrebbe essere un semplice errore di trascrizione, tuttavia, ad oggi, non sono state apportate modifiche alla direttiva.

Questa lacuna normativa limita i diritti dei VFI, impedendo loro di elevare il proprio livello culturale e professionale. In alcuni casi, i VFI potrebbero addirittura essere costretti a sospendere gli studi già intrapresi prima dell'arruolamento.

In un momento storico in cui le Forze Armate faticano a reclutare personale, negare il diritto allo studio ai VFI rappresenta un controsenso. Sarebbe invece opportuno incentivare la crescita culturale e professionale dei volontari, sia nell'interesse dell'amministrazione, che trarrebbe indiscutibilmente beneficio da un personale con competenze più elevate, sia a tutela degli stessi volontari che, a termine della ferma, qualora congedati, potrebbero reinserirsi più facilmente nel mondo del lavoro.

Tre anni di servizio rappresentano un periodo considerevole, durante il quale è possibile conseguire una laurea. Considerando che alcuni corsi di studio prevedono poi la frequenza in presenza, le 150 ore di diritto allo studio diventano cruciali. Negarle ai VFI significa precludere loro la possibilità di completare il proprio percorso formativo o, addirittura, di intraprenderlo.

Il SIAM ritiene che la negazione dei permessi studio ai VFI sia una disparità ingiustificabile, che debba essere colmata al più presto. L'amministrazione ha il dovere di tutelare i diritti di tutto il proprio personale e di promuovere la sua crescita culturale e professionale. Riconoscere il diritto allo studio ai VFI sarebbe un passo importante in questa direzione.

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